Testo a catalogo di Silvia Bertolotti
Questa personale di Giulia Bellarosa propone un gruppo di opere recenti imperniato sul tema dell’Universo, inteso in senso artistico, ma anche come significato, essendo la sua creazione pittorica sempre permeata da una ricerca di senso che accompagna anche la sua vita.
Quello che ci mostra oggi l’artista con le sue figure e i suoi colori non è l’idealizzazione di un universo definito da limiti o circondato da una cornice, come quello oggettuale della scienza.
Nelle opere di Giulia Bellarosa l’Universo compare piuttosto come espressione, come visione percettiva intima e della realtà esterna. La sua pittura appare concreta e allo stesso tempo onirica.
E’ in atto una sorta di attività combinatoria di figure oggettuali e non, entrambe fluttuanti e in movimento rispetto ad un Tutto più ampio.
Questo tipo di creatività è capace di produrre forme immaginifiche, colori liquidi, sogni reali.
In ciò, le immagini che la pittura di Giulia Bellarosa presenta, sono più vicine di quanto sembri all’etimo orginario di Figura.
La figurazione in questo senso compare allora nel mobile fluire dell’Universo, sia astronomico che terrestre, entrambe parti del tutto.
I simboli della natura che troviamo nelle opere (donne, alberi, fiori…) sembrano appartenere ad una sorta di commistione dell’elemento acquatico e di quello aereo. Essi nascono infatti dall’Acqua, pur essendo tuttavia inseminati dall’Aria, come a simboleggiare l’acquisizione da parte degli uomini di una forma di vita universale, capace di equilibrio e armonia. L’uomo così diventa capace di comprendere le leggi della natura, di apprezzare la mirabile concatenazione dei fenomeni del cosmo e i loro effetti sulla terra, mentre al contempo si sta schiudendo alla dimensione del Sogno.
E il sogno, il livello onirico, che evocano a volte i dipinti di Giulia Bellarosa è in realtà inteso come « progetto » come comunicazione e quindi relazionarsi, immaginifico ma concreto, all’Altro inteso come alterità stessa della Vita in tutte le dimensioni.
Capita a volte che in queste opere la dimensionalità dello spazio sembri assorbita nella gamma di colori che paiono trattenere quasi la luce, per un’esuberanza e vitalità primaria, come i corpi celesti nella moderna astronomia.
E’ ormai appurato che la visione sia il risultato di elementi fisiologici, fisici e anche culturali, quello che semmai ancora dobbiamo dimostrare è come percorrere un cammino che dal visibile ci porti al non-visibile. Un cammino di « ascolto », in cui l’Arte ci può guidare. |